Klibanophoros Bizantino - Cavalieri Medievali

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Klibanophoros Bizantino

Cavalieri 36 - 40
Klibanophoros Bizantino



Fin dalla metà del IX secolo, la politica dell'Impero bizantino mirò soprattutto alla difesa e al consolidamento delle frontiere. Lo storico Leone Diacono, a proposito del regno del basiléus Giovanni I Zimisce (969-976), contraddistinto da una serie di vittoriose campagne militari contro Russi, Bulgari e Saraceni, scrisse che questi “apprezzava molto di più la pace della guerra, perché sapeva che, se la prima donava ai popoli la salvezza, la seconda, al contrario, era causa della loro distruzione”. La guerra, dunque, veniva considerata come ultima ratto, da applicarsi solo in seguito al definitivo fallimento della macchina della diplomazia che, tra l'altro, era estremamente dispendiosa poiché faceva ricorso a costosi doni e a regolari pagamenti a principi o capi stranieri. Un tipo di politica che non sminuiva il prestigio dell'Impero, ma che, al contrario, era considerato un saggio principio di governo e una conquista diplomatica, dato che il denaro serviva soprattutto per assicurarsi fedeli alleati in tempo di guerra o a mettere i 'barbari' gli uni contro gli altri, come avvenne, per esempio, nel caso dei Cumani, sfruttati dai Bizantini per respingere i Peceneghi (091). Pretendenti al trono o rifugiati politici furono sempre bene accetti presso la corte degli imperatori di Costantinopoli, perché considerati dal governo come pedine da 'usare' in politica estera per ostacolare un possibile antagonista ed esercitare pressioni sulle potenze straniere. Nel gioco diplomatico bizantino, inoltre, ebbero un ruolo determinante anche i matrimoni politici e l'azione dei missionari cristiani per la conversione delle confinanti popolazioni pagane.

 
 
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