La battaglia di Fetterman - Indiani d'America

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La battaglia di Fetterman

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21 dicembre 1866

La battaglia di Fetterman, dal nome dell'ufficiale che era al comando delle forze americane in campo, fu combattuta il 21 dicembre 1866 e per l'esercito americano si risolse nella peggiore sconfitta della guerra delle pianure prima della battaglia di Little Big Horn. Gli indiani Lakota la chiamarono «La battaglia dei cento uccisi» e gli americani Fetterman Massacre. Lo scontro avvenne nell`ambito della cosiddetta guerra di Nuvola Rossa, combattuta dalle nazioni Lakota e Cheyenne per respingere dai propri territori di caccia lungo il corso del fiume Powder l'esercito americano che aveva installato alcuni forti permanenti a protezione degli emigranti. Questi ultimi utilizzavano una pista tracciata per la prima volta da John Bozeman e che portava direttamente e con notevole risparmio di tempo ai campi auriferi del Montana.

La pista Bozeman e la costruzione dei forti

Dalla primavera del 1863 la pista Bozeman vide il passaggio di innumerevoli coloni e cercatori d'oro e il loro movimento attraverso gli ultimi grandi territori di caccia delle pianure del Nord riusciva di grave intralcio alle bande Lakota e Cheyenne che vi cacciavano il bisonte. Il governo americano cercò di stabilire contatti con i capi principali dei Teton, soprattutto Oglala e Minneconjou, ma il solo risultato consistette nel firmare trattati di amicizia con capi dallo scarso seguito. La maggior parte delle bande nomadi rimase nei territori di caccia e rifiutò qualsiasi accordo. La situazione precipitò agli inizi della primavera del 1866, quando l'esercito decise di presidiare la pista con postazioni fisse. Fu inviato il 18° Fanteria con circa settecento soldati al comando del colonnello Henry Beebee Carrington. Le truppe giunsero a Fort Laramie ai primi di giugno, proprio nel mezzo delle trattative di pace con i principali capi, che, appena videro i soldati, si ritirarono dal consiglio. Carrington proseguì nella marcia con le truppe e un convoglio di carri di rifornimenti e materiali. A circa duecentottanta chilometri da Laramie si fermò per lasciare rinforzi al vecchio Fort Reno, la postazione costruita nell'anno precedente che fu riattata e messa in ordine. Proseguì per quasi cento chilometri lungo la pista, poi si fermò su di un altopiano posto tra i fiumi Big e Little Piney per costruire la postazione militare più importante, che battezzò Fort Kearny, in onore del generale nordista Phil Kearny ucciso durante la battaglia di Chantilly. Il forte fu ultimato in poche settimane e risultò la migliore fortificazione del periodo con un'alta palizzata, le torrette di avvistamento, l'infermeria, l'officina, la stalla del maniscalco e le baracche coperte per i soldati.

Attacchi indiani

Il 16 luglio vi fu il primo assalto pellerossa. Da quel momento non passò giorno senza che gli indiani attaccassero, sia nelle vicinanze del forte sia lungo la pista, che con l`arrivo dell'autunno risultò intransitabile. Ad agosto Carrington inviò un contingente di soldati a costruire un'altra postazione, Fort Smith, a circa centocinquanta chilometri da Fon Kearny. Il colonnello Carrington si dimostrò un ottimo organizzatore e costruttore di forti, ma non era adatto al comando. Durante la Guerra di secessione si era occupato di organizzazione e non aveva mai guidato truppe in battaglia. Nella battaglia del Powder non riuscì a mantenere il controllo sui suoi ufficiali più turbolenti, tra i quali si distingueva il capitano William Fetterman. Verso i primi di dicembre i forti furono terminati, ma le continue incursioni dei guerrieri impedivano il transito sulla pista. Il 6 dicembre, intanto, gli indiani attaccarono il convoglio dei taglialegna. Carrington spedì in soccorso Fetterman e trenta cavalleggeri, mentre lui con una ventina di fanti si mise in marcia per cercare di intrappolare gli indiani. La cavalleria liberò il convoglio e insegui gli indiani, che cominciarono a ritirarsi lentamente. Improvvisamente, forse visto l'esiguo numero dei soldati, i guerrieri Lakota li attaccarono con impeto. I soldati, colti alla sprovvista, si sbandarono. La fanteria di Carrington non combinò nulla, in quanto a piedi fu impossibile prendere in trappola i cavalieri indiani. I pellerossa si sentirono incoraggiati dagli avvenimenti del 6 dicembre e progettarono per il 19 una vera imboscata al convoglio della legna, in modo da attirare fuori dal forte i soldati. Quando videro i taglialegna sotto attacco, i cavalleggeri uscirono, ma quel giorno erano guidati dal capitano James Powell, un ufficiale esperto e coscienzioso che non cadde nella trappola e dopo avere liberato il convoglio si ritirò in buon ordine.

La battaglia dei cento uccisi

Il 21 dicembre durante la Luna degli alberi scoppiettanti gli indiani ci riprovarono. Un Winkte, sciamano ermafrodita, eseguite alcune cerimonie sacre, preconizzò che cento soldati sarebbero caduti nelle mani dei guerrieri e tutti i mille combattenti disponibili si diressero speranzosi nella zona del forte. Un piccolo gruppo guidato da Cavallo Pazzo, con due Cheyenne, due Arapaho e due guerrieri per ogni tribù Lakota fece da esca. La maggior parte degli indiani presenti erano Oglala, Minneconjou, Sans Arc, con pochi Hunkpapa e Brulé, e cento tra Cheyenne e Arapaho settentrionali. I Lakota erano guidati da Gobba, capo di guerra dei Minneconjou, ma erano presenti i capi delle principali societa militari. Mancava Nuvola Rossa, andato al Nord a chiedere ad alcune bande di Teton l'appoggio alla guerra. I Cheyenne erano guidati da Piccolo Lupo, Stella del Mattino, Coniglio che Cammina e Mocassino Nero. Gli indiani si nascosero nei boschi ai lati della pista, a qualche miglio dal forte, e attesero i taglialegna che andavano lungo il torrente Piney. A un segnale convenuto un gruppo di guerrieri attaccò i bianchi e questi si misero prontamente al riparo dietro i carri, mandando con l'eliografo richieste di aiuto a Fort Kearny. Nella postazione, intanto, il colonnello Carrington ordinò al capitano Powell di uscire con i rinforzi, ma Fetterman insistette, facendo valere la sua maggiore anzianità di servizio e ottenne, malgrado le rimostranze di Powell, il comando del reparto di soccorso. In pochi minuti Fettennan radunò quarantanove fanti e alla loro testa uscì dalla palizzata a passo di marcia, diretto dai taglialegna. Lo seguivano il tenente Grummond, con il quale uscirono ventisette cavalleggeri armati di carabine Spencer a sette colpi, il capitano Frederick Brown e due scouts civili, Isaac Fisher e James Wheatley, entrambi armati di carabine Henry a ripetizione: in tutto si trattava di ottantuno uomini. Mentre i soldati lasciavano il forte, Carrington gridò a Fetterman di liberare il convoglio, ma di non inseguire gli indiani. Per essere certo di venire capito, lo ripete due volte, davanti a molti testimoni: i rinforzi non dovevano assolutamente inseguire gli indiani oltre la visuale del forte. Naturalmente Fetterman fece di testa sua. Liberò i taglialegna, che avviò in salvo al forte, poi, attirato dalle urla e dagli schiamazzi del gruppo di adescatori di Cavallo Pazzo, si diresse velocemente verso le colline, le superò e rientrò sulla pista di Bozeman, diretto verso una lunga linea di colline ricoperte da fitti boschi coperti di neve. Cavallo Pazzo, intanto, rimase volutamente indietro. Scese anche da cavallo, fingendo di avere difficoltà con la cavalcatura. Intanto la cavalleria americana, seguendo da presso il gruppetto indiano, si avvicinava e aveva sorpassato la fanteria. Il capo Oglala rimontò a cavallo, fece un altro tratto di strada e si fermò di nuovo. Voleva attirare i soldati nella trappola dei suoi compagni e vi riuscì perfettamente. A un certo punto, quando era molto lontano dal forte, il gruppo esca si divise in due parti, che si diressero in opposte direzioni. Dopo alcune centinaia di metri i due gruppi si ricongiunsero, incrociandosi di nuovo e separandosi ancora una volta. Era il segnale convenuto per i guerrieri appostati sulle colline. Senza nessun grido la massa dei guerrieri a cavallo si riverso sulla strada, gettandosi sui soldati e separando i cavalieri dai fanti. La fanteria, con Fetterman, tentò di resistere aprendo un fuoco disperato, ma resistette pochi minuti e fu spazzata via da una carica selvaggia. I fanti erano armati di fucili ad avancarica Springfield a un colpo, armi micidiali e precise, ma lente e capaci di sparare al massimo due colpi al minuto. Gli indiani li sommersero con una valanga di frecce e si gettarono a corpo morto addosso ai soldati. Per alcuni minuti i bianchi si difesero con i calci dei fucili e le baionette, ma fu tutto inutile e gli indiani li uccisero tutti, finendoli a colpi di mazza e di lancia. ll primo scontro con la fanteria duro una manciata di minuti. La cavalleria di Grummond, vedendo la sorte dei compagni, si divise in due gruppi: i due scouts e sette, otto soldati si ripararono dietro un ammasso di rocce sul lato della strada. Fisher e Wheatley, con il fuoco micidiale dei loro Henry a diciassette colpi, abbatterono uno dopo l'altro numerosi cavalli e parecchi guerrieri, respingendo gli assalitori e costringendoli a smontare da cavallo. Il cerchio, però, si strinse inesorabilmente anche su questi uomini, che finirono travolti e uccisi. L'ultimo gruppo di cavalleggeri, più numerosi, si attestò su un punto rialzato che sembrava offrire un minimo di protezione. I soldati lasciarono andare i cavalli e al riparo delle rocce aprirono un fuoco d'inferno con le carabine. Il ghiaccio e la neve rendevano insicuro ogni passo e la maggior parte dei guerrieri dovette smontare da cavallo. Gli indiani accerchiarono completamente i soldati e cominciarono ad avanzare, strisciando nella neve, riparandosi dietro le rocce e scagliando di volta in volta nugoli di frecce. Gli indiani erano numerosi, i soldati raggruppati in uno spazio ristretto e alcuni guerrieri da un lato del cerchio, finirono per colpire anche i compagni appostati dall`altra parte. I soldati resistettero energicamente per circa trenta minuti, ma poi il fuoco cominciò ad attenuarsi, forse per mancanza di munizioni o per l'affievolirsi delle forze. Allora i guerrieri si lanciarono come un sol uomo e li uccisero tutti in un furioso corpo a corpo. Erano passati circa quaranta minuti dall'inizio della battaglia. ln tutto morirono settantanove soldati e due civili. Vi furono anche molti caduti tra gli indiani. Dopo la battaglia i pellerossa si ritirarono portando via i loro morti e i feriti. I soccorritori trovarono il campo di battaglia letteralmente cosparso di frecce: ne erano state lanciate circa quarantamila. I caduti americani erano per la maggior parte tagliati a pezzi, le gambe e le teste staccate, i corpi squarciati per spregio e con decine di frecce conficcate secondo l'antica usanza delle pianure.

 
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