Curiosità - Indiani d'America

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LA SORTE DEL COLONNELLO CARRINGTON

I giorni successivi alla battaglia di Fetterman furono amari per il colonnello Carrington, che venne accusato dall'esercito e dalla stampa di essere il responsabile del disastro. Lo incolparono di non essere stato capace di sconfiggere gli indiani, mentre in realtà l'ufficiale aveva fatto del suo meglio per contrastare un nemico numeroso, motivato e perfettamente addestrato alla guerriglia. La colpa del comandante di Fort Kearny, in realtà, fu quella di avere permesso a un ufficiale indisciplinato, che non lo rispettava , di prendere icomando delle truppe di soccorso. Se avesse mantenuto Powell, il disastro non sarebbe avvenuto. Dopo alcune settimane Carrington venne allontanato dal comando e non ebbe mai più incarichi operativi.


LA COMMISSIONE D'lNCHlESTA

La commissione d'ínchiesta istituita dal Senato degli Stati Uniti d'America censurò gravemente il comportamento di Chivington e soprattutto delle truppe del 3° Cavalleria del Colorado, le maggiori responsabili degli eccidi. La commissione affermò che Chivington aveva «deliberatamente pianificato ed eseguito un ripugnante e vile massacro che aveva disonorato chi lo aveva commesso». In effetti, però per il massacro di Sand Creek oltre a Chivington sarebbe stato da condannare duramente anche il governatore del Colorado Evans.


CALAMITY JANE

Tra i carrettieri al servizio del generale George Crook vi era anche Marta Canary, nota con il nome di Calamity Jane, che venne arruolata ignorando che fosse donna. Scoperta dal capitano Mills appena giunti al vecchio Fort Reno, fu rimandata indietro con una piccola scorta.


LA SICUREZZA Dl CUSTER

«Quando finalmente Faccia Mezzo Gialla fece ritorno, potei sapere quello che aveva visto sul Little Big Horn. Egli dapprima era rimasto con Figlio della Stella Mattutina [Custer], ma poi, quando i reparti dei soldati si erano divisi, era stato mandato con un altro capo [il maggiore Reno]. Mi disse che il primo a scorgere il grande villaggio nemico era stato Mocassino Peloso, il quale aveva informato Figlio della Stella Mattutina, e che poi lui, Faccia Mezzo Gialla, aveva tentato di dissuadere Figlio della Stella Mattutina dall'attaccare il villaggio. Mi disse che, quando il capo dei soldati aveva impartito l'ordine di dividere le truppe, gli si era rivolto tramite un interprete dicendogli quanto segue: “Non dividere i tuoi uomini, i nemici sono troppi per noi, anche se restiamo uniti". Ma a Figlio della Stella Mattutina queste parole non piacquero affatto, perché disse: “Tu fai la guida: alla battaglia ci penso io"».


LE ARMI

In quegli anni i soldati di cavalleria avevano in dotazione la carabina Springfield Modello 1873 a retrocarica, monocolpo, calibro .45, che sparava precisa sino a circa trecento metri. Oltre al fucile i soldati portavano una piccola Colt Modello 1873 per la difesa personale, ma molti soldati e ufficiali avevano anche le loro armi private. La maggior parte degli indiani, invece, possedeva armi da fuoco ad avancarica, modelli obsoleti ottenuti con il commercio. I pellerossa portavano poi in battaglia le loro armi tradizionali, come gli archi, le frecce, le lance e le mazze da guerra, che a Little Big Horn fornirono un'ottima prova.


TESTIMONIANZE GIORNALISTICHE

«Shasta Courier», 1852, Valle del Sacramento: «Gli indiani in difficoltà. Il corrispondente da Yreka dello “Shasta Courier" riporta che un combattimento contro ventuno indiani è avvenuto qualche giorno fa a Wright' Camp. Due cittadini sono stati gravemente feriti. Quando il reparto è arrivato a Yreka, ha fatto una parata nella via principale della città e ogni componente del gruppo, consistente in sedici volontari, due guide indiane e un nero, esibiva archi e frecce come trofei e ciascuno di essi aveva la canna del fucile ornata di uno scalpo preso al nemico».

«Shasta Herald», 9 maggio 1861, Marysville: «Il gruppo di volontari che è partito all'inseguimento degli indiani che hanno compiuto la razzia, di cui parlammo nell'ultimo numero, raggiunse i razziatori sul Mill Creek, nella contea di Tehama, e uccise quattro di loro. Mr. Waggoner recuperò il suo cavallo, ma il resto della mandria rubata fu trovata uccisa e in parte divorata dagli indiani. Un paio di giorni fa venne indetta nel negozio di Haslerigg una riunione di cittadini e fu deciso di indire una colletta per pagare le ricompense per gli scalpi presi e per i quali era stato promesso un compenso. È stato formato anche un comitato per indire una riunione per la settimana entrante da tenersi ad Antelope Creek. Il primo passo è stato fatto ed è certo che il risultato finale sarà l'estinzione delle tribù che hanno causato ai coloni tutti questi danni»


L'ALCOL E CUSTER

Per quanto riguarda l'alcolismo, il colonnello George Armstrong Custer costituì un'eccezione. Infatti, dopo una sbornia presa quando era ancora un giovane ufficiale, non toccò mai più un goccio di whisky in vita sua.


GLI INDIANI DI FRONTE ALLA PACE E ALLA GUERRA

A volte dopo la stipula dei trattati o prima durante le continue guerre contro i bianchi le tribù si dividevano in fazioni contrapposte a favore della pace o della guerra. Di solito i più vecchi, quelli con cui le autorità federali abitualmente trattavano, abbracciavano la prima opzione, mentre i giovani guerrieri sceglievano la seconda.


UNA TESTIMONIANZA SUL VAIOLO

«Una malattia più dolorosa [del vaiolo] non poteva capitare loro. La temono più della peste. Di solito quelli che hanno questa malattia hanno pustole in abbondanza e per mancanza di biancheria, tela di lino e altri aiuti cadono in condizioni deplorevoli, mentre giacciono sulle loro dure stuoie. Il vaiolo irrompe, suppura e si diffonde in un altro. La loro pelle si spacca a causa delle stuoie su cui giacciono. Quando li rivoltano, un intero lato si scortica all'istante come se fosse tutto sangue rappreso, spaventoso da guardare. È poi molto doloroso e con il freddo e altri disturbi muoiono come pecore putrefatte».























 
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